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Frana Monte Gorsa, sindacati: non siano i lavoratori a rimetterci

Una ventina di lavoratori in cassa integrazione. Fillea e Filca: urgente riaprire la strada in sicurezza per far ripartire almeno le lavorazioni”

Frana Monte Gorsa, sindacati: non siano i lavoratori a rimetterci

“La situazione del Monte Gorsa andava risolta da tempo. Comprendiamo le ragioni di sicurezza che hanno spinto alla chiusura della strada provinciale, ma adesso è urgente fare tutti i lavori necessari per consentire agli operai di tornare a lavoro. Non possiamo pensare che di questa situazione paghino i lavoratori”. E' questo quanto hanno affermato ieri i sindacati, Fillea e Filca, all'incontro con i comuni di Albiano e Lases, il servizio Minerario della Provincia, Sogeca e i rappresentati delle due ditte, Paganella e Odorizzi Giuseppe, che hanno le cave nella zona in cui si è verificata la frana domenica 5 marzo.

Da allora i lavoratori, una ventina in totale, sono in cassa integrazione ordinaria per eventi franosi, con una pesante decurtazione delle retribuzioni. “Questa situazione deve rientrare il prima possibile – ammettono Moreno Marighetti e Manuel Ferrari della Fillea Cgil e Fabrizio Bignotti della Filca Cisl –. Non possono essere gli operai a rimetterci”.

Da qui la sollecitazione forte alle amministrazioni comunale di Lona Lases e al servizio Minerario a completare il prima possibile la rimozione della parte più critica dello sbancamento e, dunque, arrivare alla riapertura della strada. “Così almeno i lavoratori potranno riprendere le attività di lavorazione nei due piazzali”, insistono i sindacati pur consapevoli che si tratta di una soluzione tampone. Da qui la richiesta di attivare fin da subito una forma di solidarietà tra le imprese del distretto, che consenta alla Paganella e alla Odorizzi Giuseppe di lavorare nei loro piazzali una parte di materiale estratto dalle altre ditte. Le attività di estrazione, infatti, non potranno riprendere fino a quando non verrà rimosso tutto il materiale che ha ceduto, circa 150 metri cubi. Le operazioni di svuotamento richiedono tempo, ma soprattutto hanno un costo notevole.

I sindacati tengono sul tavolo anche la richiesta di ricollocare il personale nel settore. “Per noi è fondamentale che riparta in tempi brevi l'attività delle due ditte che oggi si sono fermate. Se ciò non fosse possibile valuteremo anche l'altra ipotesi – dicono i rappresentanti dei lavoratori -. Sulla tenuta del Monte Gorsa ci sono delle responsabilità. Già da un anno era stata segnalata la necessità di mettere in sicurezza la situazione con lavori di “somma urgenza” che il comune di Lona Lases non ha fatto. E di fronte ai ritardi il Servizio minerario è rimasto a guardare. Questa situazione si poteva evitare e non saranno i lavoratori a pagare”. A tal proposito i sindacati ricordano che attendono ancore di essere convocati per una riunione sulla sicurezza delle cave, più volte sollecitata dalla organizzazioni sindacali.

Fillea e Filca continueranno a mantenere alta l'attenzione, monitorando la situazione. Un nuovo incontro è previsto la prossima settimana. “In questa situazione va tutelato il lavoro e la conservazione del territorio. Due obiettivi che si possono conseguire solo con una progettazione seria, che chiama in causa la Provincia, le amministrazioni comunali e i concessionari”, concludono Marighetti e Bignotti.



Trento, 14 marzo 2017

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